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STORIA DI UN'ANIMA

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  • TESTI RELIGIOSI E SEGNALIBRI
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  • Price € 9.00 (incl. Es. Art. 74)

Description

È con tanta gioia e nello stesso tempo con tanta trepidazione e attenzione che mi permetto di introdurre la lettura di questi scritti di santa Teresa che non hanno certo bisogno di commenti; la nostra Madre Chiesa proclamandola "dottore" ne ha già affermato tutta la validità e profondità.
 
 
Li abbiamo conosciuti per parecchio tempo come Storia di un'anima; è il titolo più appropriato, potremo solo aggiungere di un'anima che ha amato Dio fino a morire d'amore per lui.
 
 
Utilissima oggi a noi questa lettura, perché tutto quanto il Signore ha fatto vivere a Teresa era per tutti noi, il suo messaggio non è una teoria, ma una persona: è lei, Teresa, una persona viva più di qualsiasi altro vivente. Ci ha tanto ripetuto che sarebbe tornata per raggiungerci tutti ed eccola qui oggi con noi, sempre con lo stesso compito che Gesù le ha affidato: FARE AMARE L'AMORE.
 
 
Permettiamo a Teresa di cantare in noi la sua più bella canzone d'amore: "Gesù"; Teresa non ha nient'altro da dirci che "Gesù".
 
 
Teresa ha conosciuto molto bene le nostre ferite, le nostre tentazioni, i colpi duri della vita, per questo la sentiamo veramente sorella. Si è anche sentita smarrita, come lo siamo noi e Gesù vuole donarcela ancora una volta, come sorella da amare.
 
 
Guardiamola a dieci anni, il suo volto dimostra evidenti ferite interiori: a quattro anni e mezzo perde la mamma e scrive: "Il mio carattere felice mutò completamente; vivace ed espansiva quale ero divenni timida, sensibile fino all'eccesso".
 
 
A nove anni il Carmelo le toglie la seconda mamma, la sorella Paolina: "Paolina era quasi perduta per me, quasi come se fosse morta per me, come dire la mia angoscia? In un attimo capii che cosa è la vita... Vidi che era soltanto sofferenza e separazione continua. Piansi amaramente come se una spada mi si conficcasse nel cuore, mi sentivo sola, tanto sola. Bisogna avere attraversato un simile deserto per intuirne tutta l'amarezza".
 
 
Ci vorrà del tempo a Teresa per capire che anche Gesù è un bimbo male-amato. Più tardi conoscerà la ferita più grande di tutte: non sapersi amata da un Dio che ha un cuore.
 
 
È così che Gesù prepara la sua perla; non è forse questa una ferita nel cavo di una conchiglia?
 
 
Il 25 marzo 1883, proprio nel giorno di Pasqua, Teresa è colpita da una malattia gravissima: mal di testa continui, svenimenti, deliri, tremiti nervosi, incubi, allucinazioni; i medici non capiscono. Più tardi Teresa capisce e scrive:
 
 
"Non so come descrivere una così strana malattia; ora sono persuasa, che sia stata opera del demonio, furioso per l'ingresso di Paolina al Carmelo, voleva vendicarsi su di me del danno che la nostra famiglia gli avrebbe fatto. Credo che il demonio avesse ricevuto un potere esterno su di me, ma che non potesse avvicinarsi alla mia anima, al mio spirito se non per ispirarmi certi fortissimi spaventi di fronte a determinate cose. Ma se Dio permetteva al demonio di avvicinarsi a me, mi mandava anche gli angeli visibili quali la sorella Maria, Vittoria, gli zii, Leonia, Celina e le lettere di Paolina. Ma quella malattia non era per portarmi alla morte, piuttosto come quella di Lazzaro perché Dio fosse glorificato".
 
 
Il miracolo lo fece la Vergine, che, chiamata da Teresa con cuore di bimba, ascoltò la sua preghiera e sorrise. Teresa guarisce. Teresa capisce che la grazia del sorriso di Colei, che è tutta grazia, la deve alle preghiere dei suoi cari. È il vangelo: "Vedendo la loro fede...". È la festa di Pentecoste. Gesù sa scegliere le sue date. Teresa è guarita, ma ha ancora ferite. Sappiamo che Gesù guarisce a tappe, c'è una convalescenza, satana torna alla carica e la tormenta con gli scrupoli e poi rendendo ancora più dolorosi i distacchi: Leonia entra tra le Clarisse e Maria va al Carmelo. Scriverà più tardi: "Tu non immagini che cosa sia essere separata da una persona che ti ama come io ti amo". Sempre più sola, sempre più ferita, così si sente Teresa nella festa di Tutti i Santi del 1886; presto compirà quattordici anni.
 
 
Arriva il Natale del 1886. Dopo la Messa di mezzanotte arriva davvero Gesù e in modo sempre strano, con una semplice storia di scarpe e cappello; ma sentiamola: "La notte di Natale del 1886 fu decisiva per la mia vocazione. Devo chiamarla la notte della mia conversione. In quella notte benedetta, Gesù, che si faceva bambino per mio amore, si degnò di farmi uscire dalle fasce e dalle imperfezioni dell'infanzia. Mi trasformò in tal modo, che non riconoscevo più me stessa. Senza quel cambiamento sarei dovuta rimanere ancora molti anni in questo mondo. In quella notte, nella quale Egli si fece debole e sofferente per amore mio, mi rese forte e coraggiosa. Gesù mi aveva davvero cambiato il cuore facendo in un istante ciò che io non avevo potuto fare in dieci anni".
 
 
Fa così esperienza della tenerezza gratuita di Dio che chiamerà presto Misericordia. Vive così in prima persona ciò che dice san Paolo ai Romani: "Quello che era impossibile alla legge e agli uomini, Dio lo ha fatto per pura grazia (Rm 3,24). Nessuno ha vissuto così intensamente come Teresa che cosa significhi essere giustificati gratuitamente per la sua sola grazia. Nessuno come lei è rimasto con le mani tanto vuote di qualsiasi merito da ricevere semplicemente tutto e soprattutto se stessa dalle mani di Dio. Teresa è finalmente se stessa in conformità con lo sguardo di Dio su di lei. Allora ci dice Teresa: "Fermati, guardati e guarda tutti coloro che ti passano accanto. Smettila di giudicare; ogni uomo è un mistero, io ci sono passata, un uomo male-amato può vivere un mistero d'amore di cui nessuno dei cosiddetti normali sospetta l'intensità.
 
 
Questi nostri fratelli portano le stimmate di Gesù classificato come pazzo proprio dai suoi familiari. Gesù vuole guarire. Non vi è notte lunga quanto si voglia, che la sua Luce non possa venire ad illuminare. Ma il Signore è timido, non impone i suoi doni, attende che tu apra la porta alla sua guarigione, se ne sta fermo lì davanti a te, come un fanciullo ferito che ti offre in silenzio le proprie ferite per guarire le tue". E se fai attenzione e guardi bene i suoi occhi, Egli ti dice: "Vuoi che faccia in te ciò che ho fatto in Teresa? ". Se noi lo vogliamo, Gesù lo farà oggi in ognuno di noi, buttiamoci nelle sue braccia come in quelle della più tenera delle madri. Il regno di Dio è qui in mezzo a noi e tutti possiamo dire come Teresa: "Ciò che niente e nessuno ha potuto fare, Gesù l'ha fatto per me".
 
 
Buona lettura e che Dio vi benedica.

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